“Nel 2015 la spesa complessiva dei Comuni per i servizi sociali, al netto del contributo degli utenti e del Servizio Sanitario Nazionale, ammontava a circa 6 miliardi 932 milioni di euro, pari allo 0,42% del Pil nazionale. Si conferma quindi anche per il 2015 la tendenza alla ripresa della spesa per il welfare locale dei Comuni, singolarmente o in forma associata. L’incremento è dello 0,2% rispetto al 2014, anno in cui era stata registrata una crescita dello 0,8%, dopo un triennio di flessione. […]La spesa di cui beneficia mediamente un abitante in un anno, pari a 114 euro a livello nazionale, è rimasta invariata dal 2013 al 2015. Restano tuttavia profonde differenze territoriali. Nelle regioni del Mezzogiorno i livelli di spesa pro-capite ovvero in rapporto alla popolazione residente, sono decisamente inferiori rispetto alle regioni del Centro-nord: ad eccezione della Sardegna, dove i Comuni hanno speso nel 2015 mediamente 228 euro per abitante (il doppio rispetto alla media nazionale), per le altre regioni si passa da un minimo di 21 euro per abitante in Calabria ad un massimo di 73 euro in Sicilia. Nel Centronord, viceversa, dove si concentra quasi l’80% della spesa per i servizi sociali, si passa da un minimo di 86 euro pro-capite in Umbria fino al massimo di 508 euro per la Provincia di Bolzano.” Così, una parte del commento ai dati fornito dal portale Percorsi di Secondo Welfare. In generale si tratta quindi di dati incoraggianti sul piano generale, ma che denotano un gap tra regione e regione molto elevato, con un bassissimo investimento nelle regioni del sud (eccetto che per la Sardegna).